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Borsa,l’onlus fa gola

L’autorità di controllo delle società quotate interviene con una comunicazione ufficiale per porre paletti alla fruibilità dello status di onlus.

di Francesco Maggio

Un segno dei tempi. Una decisione ad alto valore simbolico. E, comunque, l?indicazione di una dinamica in corso ben precisa: il non profit ormai ?fa gola? anche a Piazza Affari e, per questo, chi vigila sull?attività delle società quotate deve stare sempre più all?erta affinché queste non facciano le ?furbe?. Di che si tratta?
Del pronunciamento, per certi versi storico, della Consob (comunicazione n. Dem/ 5014733 dell?8 marzo 2005) circa la richiesta di parere di una società attiva nel settore turistico (costruzione, impianto, funzionamento e gestione di seggiovie e impianti analoghi) di poter usufruire delle agevolazioni previste dalla cosiddetta ?legge Zamagni? (dlgs 460/97). In particolare l?azienda, «in considerazione delle profonde modifiche statutarie, nonché dell?espressa natura non lucrativa dell?attività sociale» (come si legge testualmente nella comunicazione Consob) chiedeva all?autorithy di poter essere esclusa dall?«ambito di applicazione della normativa in materia di sollecitazione all?investimento». In sostanza, dal testo unico sulla finanza del 1998.
La Consob a questa richiesta di parere ha risposto in modo negativo. Ha cioè escluso in modo tassativo la possibilità che la società potesse usufruire dell?esenzione. E l?ha fatto con grande perizia, ricostruendo ai sensi, appunto, della ?legge Zamagni?, i tratti essenziali e qualificanti dell?attività non profit, le sue peculiarità tipiche di settore che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale.
Va da sé che, evidentemente, nel caso in questione, tali requisiti non ricorrevano.
Morale? Lo status di onlus comincia a diventare una variabile strategica nella pianificazione fiscale e finanziaria non solo degli enti non profit ma anche del profit ?hard?, come la quotazione in Borsa presuppone. E questo la dice lunga sull?attenzione che le imprese prestano a tutto quanto si muove oggi nel Terzo settore. è quindi indispensabile vigilare con la massima attenzione, come ha fatto efficacemente la Consob, affinché non si creino tra profit e non profit zone grigie dai confini indefinibili, in cui finisca con l?insediarsi una cultura dell??espediente? che farebbe male a entrambi i mondi.
«è la prima volta che diamo notizia di aver affrontato un tema di questo genere», spiegano alla Consob. Ma ci sono state altre circostanze in cui l?autorità è dovuta intervenire per bloccare, sanzionare o vietare attività di sollecitazione al risparmio che adducevano come motivazione di una possibile esenzione l?utilità sociale». Ma è possibile configurare qualche scenario in tal senso?
«Si tratta del primo caso» sottolineano all?Authority della Borsa, «non è quindi ancora possibile trarre particolare indicazioni di trend. Tuttavia è un dato di fatto che la sensibilità delle imprese per la responsabilità sociale cresce ma, al contempo, cresce anche il rischio che il fenomeno, nei suoi molteplici aspetti, possa essere ?cavalcato? per fini non sempre cristallini».

Mister Bond
Da qui al 2006, la centralità del Tesoro
Il tesoro che resta.
Sarà Michele Vietti (ora sottosegretario alla Giustizia) a prendere il posto di Gianluigi Magri come sottosegretario al Tesoro. Stesso partito (Udc), stessa corrente (Casini-Follini), non cambia quasi nulla. Salvo due notazioni. Magri e Giancarlo Innocenzi (Forza Italia, sottosegretario alle Comunicazioni) si sono fatti eleggere come commissari dell?Authority per le comunicazioni, ambìto incarico che vale sette anni. Poco elegante ad oltre un anno dalla fine della legislatura: già in fuga dal governo? Seconda notazione: in questo anno che manca alle politiche c?è poco da fare al governo. Poco alle Comunicazioni, poco alla Giustizia? si concentra tutto sul Tesoro. Soprattutto dal punto di vista normativo: diritto d?impresa e ordini professionali, specialità di Vietti.
Governare affari. Al pranzo di gennaio gli avevano promesso eterna fedeltà. In parlamento avevano dato la prova d?amore, bocciando il mandato a termine. Ma non appena si è trattato di parlare d?affari, Silvio Berlusconi e Domenico Siniscalco hanno lasciato al suo destino il governatore Antonio Fazio: business is business.
Il fondo del barile. Tagliate le spese, aumentate tutte le tasse che si potesse senza dar troppo nell?occhio, ci si prepara alle elezioni vendendo tutto quello che c?è in casa, dalla gioielleria ai soprammobili: via Enel, Wind, Terna, Poste, un pezzo di Rai?

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